Movimento e sorpresa sono stati gli ingredienti che secondo uno dei due Stefano, hanno caratterizzato il trek di settimana scorsa. Visto l’entusiasmo suscitato si potrebbe anche fare un pensierino per organizzare una avventura simile anche al prossimo trekking, non fosse che tutto è accaduto indipendentemente dalla nostra volontà.
Ma cominciamo con ordine: per prima cosa le foto dell’evento sono pochissime e di scarsa qualità perché con una mano tenevo le redini, con l’altra tenevo la longhina del cavallo col basto e con la terza tentavo di scattare qualche foto senza però riuscirci. Nonostante ciò sabato è stata una giornata tranquilla e deliziosa. Tutto è filato liscio, la compagnia è stata piacevole, il percorso veramente bello, i cavalli all’altezza, il tempo clemente e gradevole.
Arrivati dai fratelli Gusai, dopo aver sistemato i cavalli e noi stessi (rigorosamente in quest’ordine), abbiamo superbamente cenato tanto che dopo la mezzanotte, non prima d’aver dato un’ultima occhiata alle bestie, siamo crollati sfiniti tra le braccia di Morfeo.
E l’avventura è proprio incominciata lì: tra le braccia di Morfeo. Uno dei fratelli Gusai si è fiondato nella nostra stanza comunicandoci che un cliente aveva da poco avvistato due dei nostri cavalli dirigersi verso il passo del Cerro. Si trattava delle due femmine che erano state messe in un recinto accanto a delle pecore. Recinto che abbiamo perlustrato palmo palmo in cerca di una effrazione senza nulla trovare. Mancavano anche le impronte, nonostante quella sera avesse piovuto. Che io sappia sono gli elefanti a volare ogni tanto, ovviamente per via delle grosse orecchie; ma delle cavalle no! Eppure da qualche parte erano scappate. Stefano (quello già citato sopra), accompagnato da uno dei fratelli Gusai, ha perlustrato con la Jeep mezza valle, illuminandola con un faro la cui scia luminosa tagliava il cielo e dirottava gli aerei: ma dei cavalli nulla. Io e l’altro Stefano, abbiamo perlustrato, accompagnati da Gusai patriarca, il passo Pia ed il Cerro. Siamo riusciti pure a vedere la volpe, probabile causa indiretta della fuga. Verosimilmente le pecore si sono spostate improvvisamente scampanellando, belando e terrorizzando le nostre cavalle che a Costa del Grillo di notte al massimo vedono passare istrici, caprioli, lepri, cinghiali (e volpi) ma mai un’enorme nuvola strisciante di lana che corre all’impazzata.
Sfiniti, più o meno alle tre, siamo tornati a letto confidando in un ritorno delle nostre compagne di viaggio durante quel poco che restava della notte. Ed effettivamente sono tornate: la mattina seguente c’erano delle chiare tracce del loro passaggio… purtroppo solo quelle.
A quel punto abbiamo avvisato le autorità e tutto il vicinato. Prima di arrenderci però abbiamo sellato i rimanenti cavalli, compreso Jabar quello adibito al trasporto bagagli, ed abbiamo trottato lungo i sentieri attorno al Cerro nella speranza che il rumore dei loro consimili attirassero Athena e Juta verso di noi. Ma evidentemente erano già lontane.
Così Mattia si è sacrificato ed ha interrotto il trek. I bagagli è venuta a prenderli Valentina ed i restanti cavalieri hanno fatto rientro verso Costa del Grillo prendendosi il vezzo di esplorare un nuovo interessante percorso disegnando di fatto un anello.
Nel frattempo Mattia era tornato con lo scooter verso il passo del Cerro ed ha battuto passo passo tutte le frazioni su quel versante della val Perino sino a che, verso sera, ha raccolto la prima testimonianza di un avvistamento delle cavalle nei pressi di Calenzano. Purtroppo nient’altro che un avvistamento. Calate le tenebre ci siamo rassegnati a passare una seconda notte di preoccupazione.
Lunedì mattina sono stato piacevolmente svegliato da una telefonata dei carabinieri, i quali mi esortavano a correre a San Buceto perché le cavalle stavano pascolando nel prato di una signora che però non aveva idea su come trattenere le bestie. A questo punto, Valentina che si trovava già sulla strada, è passata a prendere Mattia correndo in cima alla val Perino. Mattia era uscito di casa vestito più o meno come si era svegliato così, mentre scendevo da Costa del Grillo con due selle nel bagagliaio, avrei dovuto passare da casa sua a prendere gli stivali. Ma siccome i maschi fanno una sola cosa alla volta ed io, oltre a guidare, ho passato tutto il tempo al telefono con chi mi chiedeva notizia dei cavalli e con chi avvisavo del loro ritrovamento, sono arrivato a San Buceto senza fare alcuna sosta. Nonostante ciò Mattia, con spirito eroico, si è prestato comunque a riaccompagare a casa le cavalle in sella incurante (si fa per dire) degli sguardi schifati di chi ci incontrava e lo scorgeva in groppa al cavallo con i pantaloni della tuta, le scarpe da ginnastica e…. (mostruosità) i pedalini.
Facendo un piccolo passo indietro, quando sono arrivato a San Buceto le cavalle erano in un prato verdissimo in compagnia di Valentina , Mattia ed un padre missionario; una scena vicina all’idilliaco, alla faccia dei due giorni che ci hanno fatto passare.
Per non farci mancare nulla io e Mattia abbiamo deciso di non tornare a casa seguendo la strada più breve. Abbiamo risalito la valle lasciandoci alle spalle le cascate del Perino discendendo poi dall’altro versante. Confidavamo in un qualche locale aperto ad Aglio: nulla. Alle tre del pomeriggio arrivati a Perino paese siamo stati per fortuna accolti e rifocillati un una locanda mentre fuori incominciava a piovere. Terminato di pranzare la pioggia era già terminata. Con un totale di sette ore di passeggiata di cui 6 in sella alla fine abbiamo tutti fatto rientro a casa, sani e salvi e senza prendere un goccio d’acqua.
Per usare le parole esatte di Stefano: E’ stato un trekking molto movimentato, pieno di sorprese e imprevisti, ma noi quattro c’è la siamo cavata alla grande, con il Grande Roberto che con sangue freddo affrontò la sfortuna che dopo qualche giorno si risolvò nei migliori dei modi. Bel trekking. Un grosso saluto a tutti voi By Stefano.
Un grazie ai fratelli e padre Gusai per il tempo che hanno speso aiutandoci nella ricerca. Un grazie a Daniele e Jacopo per il supporto, alla signora Banzi ed al missionario per aver trattenuto le cavalle. Un grazie speciale ai carabinieri di Bobbio che sono stati costantemente in contatto con il sottoscritto. È uno di quei (rari) casi un cui i soldi delle nostre tasse sono spesi bene.
Infine un grazie a Mattia… non dimenticherò mai i suoi pedalini!
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