Nessuno ha sognato. La notte è stata come il piombo e la sveglia accompagnata da una leggera frescura e un cielo coperto. Abbastanza ammutoliti e alla spicciolata i cavalieri hanno fatto colazione e sono scesi verso la stalla a strigliare i cavalli. Giusto saltati in sella e una leggera pioggerellina portata dal vento ha fatto la sua comparsa. Lasciata alle spalle la val Chero, un tempo il Texas d’Italia, e valicata la prima collina la temperatura si è pressoché dimezzata rispetto al giorno precedente. Ribaltando ogni luogo comune, la compagnia si ritrovava concorde nell’apprezzare l’attuale clima preferendolo di gran lunga a quello della prima tappa. Il vento sferzava a raffiche e l’acqua cadeva a leggeri scrosci. Il Presidente sembrava aver beneficato della notte al contrario del Trasparente che, utilizzando il suo atteggiamento professionale, si è reso invisibile per quasi l’intera giornata. Come immune ai fenomeni atmosferici il Semplice guidava invece la compagnia determinato a raggiungere la meta senza incrociare strade asfaltate. C’è stato anche il tempo per due chiacchiere; il milanese si è presentato come lo Zio Max e a tutti è stato bene così. Nessuno ha chiesto chi fossero i liguri e nemmeno il nome della dama di Rivergaro: semplicemente erano parte della carovana e a suo tempo si sarebbero rilevati.
Le colline erano dolci e non c’era anima viva in giro. Era prevista circa mezza giornata di viaggio per arrivare in val d’Arda e così fu. Eppure la misura del tempo non è una scienza esatta: il tempo ha la capacità di dilatarsi soprattutto quando puoi solo fare affidamento sulle tue forze e alla clemenza del cielo. Sin dal mattino quindi, con pazienza i cavalieri hanno lasciato scorrere le ore che si moltiplicavano per due, a volte per tre.
Alla vista dei primi torrioni di Castell’Arquato due uomini in sella a cavalli bianchi hanno sbarrato la strada alla compagnia: erano niente di meno che il Signore di Castello e suo nipote; nessuno a Cavallo entra ed esce in val d’Arda senza il loro permesso. Il Signore di Castello indossava una mise che per non lasciar spazio ad alcun dubbio aveva cucito su di essa qualsiasi tipo di distintivo. I due chiesero ai sognatori dov’erano diretti. A Vigoleno, fu la risposta. Luigi, il Signore di Castello, a quel punto ha preteso che i sette cavalieri fossero a pranzo nel suo borgo e si è offerto come guida per il pomeriggio. Sorpresa dall’inaspettato invito la compagnia ovviamente non ha rifiutato. Come trasportati indietro nel tempo, la carovana ha percorso le vie lastricate in pietra del borgo sino ad arrivare alla locanda. Questa volta i cavalieri hanno apprezzato il tepore di quelle antiche mura. Nel frattempo nel giardinetto dove i cavalli erano in sosta, un vecchio albero secolare non ha retto alla pressione del vento e all’incuria dell’uomo ed è schiantato a terra sfiorando uno dei due cavalli bianchi. La tragedia è stata evitata semplicemente perché il caso a voluto che i cavalieri avessero legato i cavalli fuori dalla traiettoria di quell’albero. Per riprendere la marcia è stato necessario aprirsi un varco col machete tra i rami che ostruivano il passaggio.
Guadato l’Arda, la pioggia ha ripreso a tamburellare sulle mantelle sino a che i cavalieri non hanno raggiunto la collina di fronte al borgo medioevale. Ancora un crinale ed il castello di Vigoleno ha fatto la sua comparsa.
La voce, evidentemente, corre più veloce di del vento. Ad aspettare i cavalieri questa volta c’era Arturo: il signore di Parma. Qual è la vostra meta? Chiese. Reggio Emilia, rispose il Presidente. Arturo si offrì quindi di accompagnare la compagnia per qualche giorno sino al fiume Enza, confine tra il parmense ed il reggiano.
La sosta notturna era prevista poco sotto il castello ma bussata la porta non ci fu alcuna risposta. Eppure l’arrivo dei cavalieri era stato annunciato con mesi d’anticipo. Pazienza. Arturo, dando immediatamente dimostrazione d’essere padrone del suo territorio, propone alla compagnia di alloggiare poco lontano. Ecco: poco lontano è una unità di misura che nell’ultimo secolo ha subito una notevole contrazione in termini di tempo. Questa è però la giornata in cui il tempo si dilata e in cui la pazienza viene messa a dura prova. Poco lontano, a cavallo, è pur sempre un’oretta, un’oretta e mezza, dove l’oretta è un’altra unità di misura dal contorno vago.
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