Strano a dirsi ma la quantità industriale di fagioli ingerita la sera prima dalla compagnia non ha causato effetti collaterali ad alcuno. Forse invece, per via della consistenza poco dietetica di quella minestra, gran parte dei cavalieri aveva voglia di movimento. Il trasparente, capita l’antifona, da forfait e si fa trasportare assieme al suo anziano Murgese sino a Canossa.
Lasciare alle spalle il castello di Torrechiara guadando il Parma ha un fascino particolare e le colline verso il reggiano formano un dedalo di valli la cui direzione pare casuale e dove, in alcuni casi, i torrenti scorrono al contrario; cioè verso l’appennino. In una di queste situazioni, i cavalieri attraversano un ranch che sembra giunto in Emilia direttamente dal Colorado. Non stupirebbe se la location sia stata usata come set per qualche spaghetti western.
Partiti quindi di buona lena, la compagnia dopo alcuni trotti e galoppi lungo la strada bianca verso Canossa si ferma per una merenda presso un maneggio incastonato in una piccola e stretta gola. La padrona di casa sa essere ospitale e deliziosa tanto che la pausa si protrae a lungo e si tramuta in un pranzo leggero o, se vogliamo dirlo all’americana, in un brunch. Rifocillati, i cavalieri riprendono il cammino alternando le andature. I castelli di Canossa e Rossena appaiono sempre più vicini e quando viene guadato il fiume Enza, confine tra il parmense ed il reggiano, la meta è a un tiro di schioppo. Arrivati a Rossena Il Semplice, L’Ansiusa e lo Zio Beppe salgono lungo la strada lastricata in direzione del castello. Una volta entrati vengono accolti dal solito benvenuto: se i cavalli sporcano, pulite!
Che effettivamente la deiezione di un cavallo possa essere fastidiosa non c’è alcun dubbio e che un cavaliere debba lasciare un luogo pubblico come l’ha trovato, è auspicato. Eppure il tono con cui la frase solitamente viene pronunciata ha il suono tipico del: non siete i benvenuti. Tradizioni antiche migliaia di anni rinnegate in un solo secolo: la strada bianca minacciata non solo dalla marea nera ma anche dalla diffusa mentalità che il progresso significhi piegare la natura e il suo vigore alla debolezza dell’uomo.
Anche in questo caso, i cavalli hanno evitato di mettere nei pasticci i loro cavalieri ed i tre hanno raggiunto il resto della compagnia che, come ormai succede ogni giorno, nel frattempo era aumentata di qualche unità per percorrere l’ultimo tratto sino alla meta.
La sera, riuniti attorno ad una lunga tavolata, alla domanda se si voleva incominciare la cena con dei salumi, la risposta è stata un NO corale. Una settimana caratterizzata da salumi ad ogni pasto, sebbene tra i più gustosi dell’intera penisola italica, aveva provato i cavalieri.
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